La cultura del cibo è un must che non ha mai perso quota.
Eppure in questo 2020, il COVID-19 ha spiazzato tutti. Dai produttori di alimenti ai distributori a largo e medio consumo, passando per tutta la filiera di produzione e logistica che coinvolge, tra le altre, moltissime aziende produttrici di macchine per il confezionamento per il Food.
Tante cose sono cambiate ma il cibo di qualità, soprattutto italiano, ha sempre un posto privilegiato tra i consumatori in tutto il mondo.
Con il COVID-19 tante aziende produttrici sono state inizialmente messe alle spalle per un effetto psicologico legato all’incertezza economica che ha coinvolto tutti. In questo scenario l’e-commerce e la consegna al domicilio ha però preso il sopravvento, riequilibrando sostanzialmente I numeri di produzione e vendita.
Insomma, è vero che la situazione ha scosso tutti e messo in seria criticità molte aziende, soprattutto quelle più piccole che hanno più di tutte assorbito l’effetto di questa disastrosa crisi, ma se ci sono settori oggi che possono garantirci una certa sicurezza produttiva è proprio il Food.
Questo ha richiesto a produttori e distributori di rivedere l’offerta sul mercato, ma soprattutto di ripensare il packaging, i numeri, le dimensioni, le velocità.
Chi non è un’azienda di grandissime dimensioni e spalle solide ha dovuto ripensare le proprie priorità, obiettivi, strategie. È infatti evidente che sempre più aziende preferiscono lavorare su qualità e minor quantità, cercando di centrare al meglio la destinazione del prodotto e investendo in macchinari efficienti, a risparmio energetico, poco ingombranti, versatili e di facile manutenzione.
Questo non solo per economizzare, che è certamente il mantra del momento, ma soprattutto per rispondere alla vera domanda del consumatore, che ancor di più in una situazione di pandemia come questa, è sempre più consapevole, informato e punta sulla qualità dei prodotti. Con un’attenzione particolare ai prodotti Bio, che se pur non saranno mai prodotti mainstream, ampliano sempre di più la platea del mercato attirando l’interesse di tutte le fasce di età, dai più giovani fino agli anziani.
Il fatturato globale dell’italian food è di alcune centinaia di miliardi di euro, dei quali 140 fatturati in Italia. Senza considerare l’Italian sounding. Insomma sono numeri importanti che non possiamo perdere per la pandemia in corso.
Inoltre, COVID o non COVID tutti gli esperti mondiali ci dicono che crisi come queste potrebbero ripetersi in modo ciclico e costante. Ricordiamo infatti la Mucca Pazza nel 2000, la Febbre Suina nel 2009 e ora la SARS COV2, ovvero il Corona Virus.
Per cui, per permettere che il settore continui a pur in un contesto fragile come questa crisi pandemica è necessario usare intelligenza e coraggio, continuando ad investire in prodotti, materiali, macchinari e strategie che efficientano i processi e possano rispondere alla reale richiesta di un mercato in continuo cambiamento.
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